“In tutti questi anni mi sono sempre sforzato di ascoltare gli umori, anche quelli che amavo di meno, dei miei concittadini , cercando di dare al mio lavoro un senso non predicatorio ma di comprensione, di compassione guardandoli dritto negli occhi. Il riconoscimento più gratificante forse l’ho avuto dal critico Tullio Kezich che in una delle sue ultime recensioni scrisse: “Orlando rinuncia ad essere attore per essere nostro fratello”.È quello che penso debba essere un attore un nostro fratello che si può detestare, con cui si può anche litigare ma a cui non si può fare a meno di voler bene.”